La musica appartiene alla mia esistenza. Mio padre è musicista, suona la chitarra da quando aveva 13 anni. Mi racconta che, ancora nel grembo di mia madre, quando suonava canzoni per me ogni volta mi muovevo scalciando, come risposta felice a quell’ascolto! Lui adora la musica popolare, le canzoni del grande Carosone, il flamenco e la cultura musicale ispanica, insomma sono cresciuta ascoltando musica e in famiglia conservano immagini di me “cantante-canticchiante” a soli 3 anni. All’età di 7 anni ho intrapreso lo studio del pianoforte seguendo lezioni private per altri otto anni consecutivi; ma il canto è sempre stato per me un mezzo istintivo con cui comunicare, rapido, immediato…la voce è uno strumento intimo che posso suonare solo io e che in ogni istante è sempre con me pronto a rappresentarmi.
La mia voce è acqua, è aria, non potrei vivere senza donarne il suo suono. E’ una vera esigenza vitale, un bisogno di condivisione umile ed incondizionato. Quando canto mi sento un fiume che scorre, fluido puro che esplora nuovi spazi invadendoli con il suo suono unico e positivo.
Il mio canto nasce da una passione semplice ed innata e con lo studio tecnico, che affronto dal 2005, ho imparato a sfruttare adeguatamente lo strumento vocale per poterlo mettere a coerente servizio dell’interpretazione di diversi personaggi, nonché di diversi stili musicali. Sin da piccola seguo appassionatamente il teatro musicale dove si congiungono in maniera divina le tre arti più antiche del mondo, il canto, la danza e la recitazione. Quando canto, interpretando un ruolo in teatro, cerco di rispettare la psicologia del personaggio, la sua verità, mettendo al suo servizio me stessa e quello che sono in una finzione che per me non esiste. Quel personaggio, tramite me, vive davvero e io in scena vivo grazie a lui.
È uno scambio incredibilmente emozionante che si traduce ogni volta in una nuova Serena che può rivolgersi al pubblico con nuove facce, in nuovi modi, con intenzioni che appartengono alla nuova e sempre inedita me. Vivrò per poter onorare l’arte del teatro, umilmente, con il grande desiderio e la speranza di riuscire a sfiorare ogni volta il pubblico con almeno un soffio dell’emozione che provo quando, con dedizione, sacrificio e rispetto, mi avvicino ad una nuova opera da mettere in scena.